Fervet opus

"Seduto alla scrivania, Silente aspettava. Una sottile ansia pervadeva il suo animo di regola quieto, ma non erano dubbi quelli che attraversavano la sua mente. I fantasmi di pallidi rimpianti, forse, responsabilità lontane, echi di scelte e di tempi passati che si erano inanellati con invadenza sulle decisioni del presente. Fawkes si spiumettava con ostentata civetteria, e il tardo sole calante del Nord si estendeva in lunghi raggi scintillanti come a stiracchiarsi pigro e felice fin dentro allo studio. Quando Snape bussò alla porta – perché Silente aveva fatto in modo che non potesse essere altri che lui – balzò sulla sedia e deglutì sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Avanti” disse poi comprimendo in un binario di solennità le sbandate che la sua voce minacciava di prendere.

Snape entrò, ed era lo stesso di sempre. Non era poi cambiato molto in vent’anni, agli occhi di Silente, e anche se gli studenti ne vedevano solo il brutto e il male, per lui restava il giovane che aveva accolto; innegabilmente cresciuto nel fisico e nella mente, più forte, più cupo, consumato da un’intelligenza fuori dall’ordinario e da una sensibilità troppo accentuata per non finire derisa e schiacciata da lui stesso, e assillato da una consapevolezza dolorosa come forse solo il carico di molti vecchi.

“Accomodati, Severus” disse il Preside indicando le sedie al di là del tavolo pur sapendo che Severus, come ogni volta, le avrebbe rifiutate anche stavolta.

Snape scosse appena la testa. 

Il volto era segnato. La sua stanchezza sembrava non conoscere confini o requie, eppure trasmetteva una senso di energia incessante.

“Sono pronto” disse senza che alcuna inflessione incrinasse il timbro calmo della voce.

Silente annuì, dolente."

parole di Summergreensea, "Ad Maiora"